Orchha, La Follia del Maharajah
India, inizi del 1600, ex regno dei Bundela. Il Maharaja Bir Singh Deo governa dal Forte di Orchha dove vive nel suo palazzo, che si chiama Raj Mahal; il suo amico Principe Salim nel frattempo diventa l’imperatore Jahangir e promette una visita a Orchha. Bir Singh, folle di soddisfazione, adulazione e vanità, gli costruisce, accanto al proprio, il Jahangir Mahal, ancora più grande, con più piani, archi, cortili, porte a misura di elefante da guerra, saloni, stanze, balconi, loggiati, pareti traforate per il passaggio del vento, cupole e cupolette, camminamenti e chioschi sui tetti per godere (ancora oggi) il paesaggio della jungla a perdita d’occhio.
Visitando nel 2015 Orchha, Stato del Madhya Pradesh, villaggio di poche migliaia di abitanti, circondato dal bosco, perché non raccontare la follia del Maharaja Bir Singh con una fotocamera sfrenata, a rullo libero? Usare una Zeiss Ikon Nettar 510, folding da 18 fotogrammi 4,5 x 6 cm., su film 120 in bianco e nero, nata nel 1934, datata agosto 1938, dono dell’amico Paolo Meduri (era di suo padre) vuol dire poter fare shifting scattando più e più volte, con avanzamento manuale del negativo a piccoli tratti e spostando la fotocamera in orizzontale o in verticale. Il negativo: una striscia su cui sconfinare a piacere. Foto panoramiche? No, immagini lunghe, incantate, oppure immagini formato standard ma vibranti, con padiglioni, cupole e colonne che navigano nel cielo. Non era questo d’altronde lo spirito dell’architettura Moghul, quando l’Islam in versione persiana amava la vita, la cultura e la felicità, mentre Akbar - il Grande - era il nome di un imperatore saggio, umanista, tollerante? Mi sono abbandonato alla bellissima Orchha e alla sua leggerezza architettonica, che però fa trasparire qualche ombra triste, Orchha, che dalle residenze del maharaja e dell’imperatore declina verso gli edifici dei morti, i cenotafi, lontani, più giù lungo il fiume, belli come dei palazzi, ma inabitabili, puri “volumi di memoria” come ormeggiati e inclinati, in procinto di salpare per sempre.
Anni fa, per una mostra di questo “Magic Place”, ho fatto realizzare stampe fine art ai pigmenti, su carta Hahnemühle Bamboo (90%bambù, 10% cotone) 290 gsm, dallo Studio Gusmeri, con formati che vanno da 38 x 60 a 60 x 150 cm circa. L’edizione è limitata a 5 esemplari numerati, datati e firmati per ciascun formato, oltre a 3 prove d’artista. In vendita su prenotazione.